L’esperienza di sedimentazione di storie e processi culturali di Romanoleli si sviluppa accanto ad una carriera manageriale, a cui affianca lo studio e l’approfondimento storico artistico con l’intento di costruire una sua narrazione. Incontra man mano tutti quei meccanismi basati sull’interazione dinamica tra segno, gesto e colore, e partendo da echi e composizioni formali del secondo novecento, elabora una sua modalità visiva, che arriverà a presentare alla percezione del pubblico. 

Il suo approccio totalmente autodidatta gli permette di focalizzarsi sui rapporti tra elementi significanti e poetici, studiando in profondità le implicazioni concrete che traspone nella sua ricerca personale, coniugando memoria e creazione. Si concentra in un primo momento sul minimalismo, sperimentando tessuti di riciclo e utilizzando tinte assolute e geometrie puriste, che assecondano il suo interesse iniziale per il design e l’astrazione razionale. 

A questo percorso aderisce poi una nuova analisi che lo porta a scavare di più, per intraprendere in autonomia un linguaggio nuovo, che si addentra e diventa in un certo senso introspezione. Nelle nuove opere volumi eterei e fluttuanti si muovono in sospensioni osmotiche, all’interno di un sistema stratificato, che cattura lo sguardo e lo invischia nei vari livelli, nel tentativo di comprenderne l’origine. La sovrapposizione materica evidenzia la coesistenza di molteplici dimensioni, che si influenzano a vicenda in un movimento minimo ma continuo. 

Gli spessori che l’occhio percepisce sono sottili e filtranti, ma mantengono un corpo delineando immagini mutevoli, che seguono luci e ombre dell’ambiente in cui si trovano. Le cromie scelte assecondano questo andamento, conferendo dei confini labili che accentuano la natura mobile delle superfici materiche, realizzando spesso un vero e proprio ritmo che scandisce la visione. Romanoleli attraverso tecniche miste che uniscono tessuto, pittura e scultura, genera delle volumetrie che spaziano nei contrasti, dai toni terrosi con tocchi brillanti di azzurri saturi, fino a grigi cronici e indefiniti, abitati da curve di verde. 

Onde e membrane descrivono agglomerati, icone e sagome che sembrano sfondare la tridimensionalità delle opere, muovendosi come in una scatola atmosferica, e suggerendo una costante trasformazione, analoga al linguaggio dell’artista. Così mette a punto un progetto denso di input che quindi non è mai definitivo, ma prosegue con svolte inedite alternando produzione e commissioni site specific. Romanoleli si mette alla prova, testando e procedendo con apparente casualità nella sua indagine libera, tutt’ora in corso.