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La supremazia dell’apparire, favorita dall’immediatezza della comunicazione visiva legata spesso alle nuove tecnologie, velocizza in maniera esponenziale i percorsi canonici delle interpretazioni e divulgazioni delle espressioni artistiche.  I processi sperimentali culturali e relazionali intesi come conquiste della conoscenza e del libero creare, dirottati in alcuni casi su corsie esemplificative costruite sull appiattimento culturale, subiscono un “alleggerimento” di non poco conto.  Non importa se il contenuto è facilmente deteriorabile, l’essenziale è che sia di immediato impatto, di rapido accesso e, volendo, facilmente sostituibile.

 Esercizi di memoria, rassegna di opere di Romanoleli, al contrario, ci dà un chiaro segnale di quanto la necessità narrativa, la sedimentazione temporale dei processi culturali eludendo le richieste di pura facciata, siano fondamentali nel suo lavoro e nella costruzione di un pensiero rinnovatore.  Processi culturali frutto di percorsi innovativi legati a doppio filo con la memoria storica e la rilettura critica, fondamentali per raccontare e raccontarci. Così facendo ristabilisce una connessione e una consequenzialità tra le sperimentazioni presenti nelle sue opere e le relazioni trasversali delle esperienze artistiche passate.

La mostra accolta nello Spazio Arte del museo delle genti d’abruzzo di Pescara coordinato da alessandra moscianese e visitabile dal 26 novembre al 11 dicembre 2022 focalizza l’attenzione proprio su queste tematiche sia da un punto di vista strutturale sia da quello storico rappresentativo. Il percorso espositivo è un chiaro esempio di elaborazioni che hanno radici lontane.

Partendo da una robusta conoscenza delle esperienze artistiche dalla seconda metà degli anni cinquanta del novecento,  approfondisce e indaga i rapporti relazionali tra segno e colore, percezione visiva e composizione formale. 

Non si preoccupa di quanto le tracce delle sue analisi possono ricondurci a esperienze precedenti che, ben lungi dall’essere citazioni, vivono una nuova rievocazione creativa. 

Scansioni essenziali che servono da palinsesto per sviluppare nel tempo l’intimo colloquio della narrazione poetica. I lavori presentati cercano di realizzare un ex novo che contenga tutto il bagaglio conoscitivo che gli appartiene, non come mera rievocazione dei fatti, ma come possibile strada espressiva che coniughi memoria e invenzione.

Sovrapposizioni di significazioni che, sommandosi, di fatto ci restituiscono un insieme in cui colore, luce e segno si traducono in credibili nuove visioni.

Cromatismi che assurgono a spessori  volumetrici incorporei ma sostanzialmente tangibili. Materiali differenti che non rinnegano la loro natura d’origine. Fondendosi tra loro, per via dei colorismi d’elezione, generano sovrapposizioni che ne determinano nuove figurazioni votate a personali quanto riconoscibili immagini iconiche. I rinnovati contorni stilistici in cui il segno, inteso come traccia e confine tra superfici differenti, vive e ne esco protagonista.

Opere, evidenti percorsi creativi aggiuntivi al già detto. Evidenti dimostrazioni di quanto la creatività dell’artista, frutto di riflessione e sperimentazione, incontrando le esperienze passate, generi sostanza indenne dalla deteriorabilità del tutto e subito.

Un insieme che riesce a sottolineare quanto le profonde conoscenze dei contenuti e le maestrie gestuali esecutive che gli appartengono, non possono che stabilire una più ampia equivalenza tra le indagini storiche e le progressive necessità narrative del loro autore.